Ieri pomeriggio da Yvonne, ultima occasione per vedere le opere di Cristina Treppo, infatti si svolgeva il finissage della mostra, con la presentazione del catalogo.
Oltre all’artista, Riccardo Caldura, docente e collega di Cristina Treppo all’Accademia di Belle Arti di Venezia, nonché autore di un testo che è possibile trovare in catalogo. Durante una serata intima e pacata il prof. Caldura ci parla e interloquisce con il pubblico e esprime con le parole quello che Cristina ha espresso in arte.
Riccardo Caldura in un dialogo stretto con le opere, di cui praticamente conosce la genesi, si è potuto permettere di giocare con la sensibilità sia dell’esecutrice sia delle opere, di un percorso fatto di tracce e di sedimentazione, opere in cemento che sembrano quasi dei reperti, facendoci entrare in uno stato di sogno o di dormiveglia in uno stato appunto sospeso.
Doppio nella sua versione più ambigua ritorna prepotentemente, una vocazione quella per il materiale cementizio che Cristina Treppo ha scoperto solo con il tempo che apparteneva in un certo modo al suo dna, i suoi avi erano produttori di mattoni prima in Romania e poi in Slovenia, proprio vicino a dove anticamente avevano le fabbriche la nostra artista ha esposto, deponendo le sue formelle cementizie proprio come si faceva un tempo per far essiccare il mattone….siamo tanto legati anche inconsapevolmente alle nostre radici che sono così profonde che attecchiscono più forte che nel terreno.
Con sospensione anche questa avventura finisce! Ma solo per il momento!