La Biblioteca risplende, sempre, ma soprattutto grazie alla presenza di una mostra preziosissima, con libri che molto di più degli altri sono decorati da splendide miniature. Non solo la preziosità dell’oro ma anche degli altri colori che sono giunti fino a noi vivaci e splendenti come se fossero state decorati ieri. Del resto è proprio vero che il primo amore non si scorda mai e la miniatura sarà sempre in un posto speciale!
Forse così riesco a spiegarmi la mia passione per l’illustrazione e sul legame tra disegno e testo. Insomma, sempre con fretta ma riesco a vedere la mostra che fino ad oggi (ore 14) si svolge al piano terra di Palazzo Cordellina. Esposti i codici di proprietà della Biblioteca Bertoliana che grazie alla collaborazione con l’Università Ca’ Foscari ha digitalizzato il ricco patrimonio in modo da renderlo fruibile senza rischi. La carta preziosa è pur sempre fragile!
Emozionata come in un negozio di caramelle mi aggiro tra le dieci teche. Ogni sezione indaga un preciso momento e evidenzia la particolarità del codice stesso. Scoprire l’apparato decorativo, indagare la loro provenienza, scoprire le diverse mani dei copisti, oppure scoprire attraverso i diversi passaggi di proprietà altre storie che ogni pagina e ogni miniatura comunica. Ma anche se non si dovrebbe giudicare un libro dalla copertina anche le legature hanno la loro storia!
Nella prima sala, teca 1, troviamo un Psalterium monasticum cum glossa, risalente alla seconda metà del XII secolo ed è il manoscritto più antico di proprietà della Biblioteca. La pagina si caratterizza per la presenza della E di Exulta, una bella iniziale realizzata come se fosse costituita da vetri colorati. All’interno tralci che si avvicinano alla scuola dell’Abbazia di Polirone, ovvero di San Benedetto Po’nel Mantovano.
La decorazione è ancora più preziosa nel Tabulae Secretorum risalente al XV secolo. Un fogli stranamente oblungo. La decorazione parte dalla stessa scrittura in gotico, poi presenta un bel bordo ricco di una decorazione floreale e in particolare la miniatura al centro rappresenta la Resurrezione di Cristo. Il testo di proprietà di Ludovico Chiericati come si evince dalla presenza del blasone nel bas de page.
Interessante per comprendere il lavoro che si svolgeva per la preparazione di un codice è il Duns Scoto, Quaestiones in Primum Sententiarum. Risalente al XV secolo presenta la parte in scrittura gotica già pronta mentre la miniatura è solo in fase di bozzetto, un testo che ci incuriosisce proprio J. G. J Alexander nell’interessantissimo I miniatori medievali e il loro metodo di lavoro.
Ma procediamo e cerchiamo nelle teche altri preziosi codici. L’Hymnarium risalente al XVI secolo e appartenuto al monastero dei Canonici Regolari Lateranensi di S. Bartolomeo in Pusterla. Un codice con i canti di considerevoli dimensioni che consentivano a tutti di seguire la musica seduti nel coro, ma come cambiare le pagine? Ma un sistema sofisticato aiutava il canonico che regolava il canto e la preghiera nel cambiare pagina! Tra la partitura una stupenda iniziale abitata M di Magne con Sant’Agostino e i canonici. Il colore blu lapislazzuli colpisce per la sua intensità!
Un altro manoscritto davvero prezioso risale al 1460 di proprietà di Marco Antonio Morosino che lo commissionò e poi pervenuto alla Biblioteca grazie al legato del fondatore della Biblioteca stessa. Il manoscritto contiene opere classiche romane, Tibullus le Elegie, Catullus, Carmina e Propertius, Elegiae. Insomma testimonia anche i gusti colti di un nobile veneziano che riscopriva i veri classici del tempo! Presenta una ricca decorazione a bianchi girari nonché nel bas de page lo stemma dello stesso Morosini.
Dopo moltissimi altri preziosi codici miniati arrivo a quello per cui potrei commettere un furto! Si tratta delle Horae o meglio conosciuto come Libro d’ore! Se avessi un manoscritto del genere anche la mia scarsa fede ne gioverebbe, fosse altro perché mi metterei a sfogliarlo continuamente e alla fine avrei anche letto qualche passo illuminante non solo dalla miniatura! Ma pazienza, mi limito ad incollarmi al vetro. Questo piccolo e prezioso e unico libro risale al 1481 era di proprietà di Leonardo Trissino ed è stato decorato con racemi dorati, gemme e perle e nel bas de page anche piccole vignette che illustrano il passo.
La mostra illustra come la pratica di miniare i codici non fu del tutto abbandonata e presenta in mostra un esemplare della fine del XIX secolo. Il titolo altisonante recita Il blasone vicentino descritto e storicamente illustrato realizzato dall’allora bibliotecario della stessa Bertoliana Sebastiano Rumor. Per realizzare l’opera, Rumor si serve delle fonti che trova in Biblioteca stessa.
Anche oggi nei libri moderni qualcuno, commenta o sottolinea i passi che più ci risultano interessanti, ed ecco cosa succedeva ai tempi! Troviamo ad esempio un manoscritto risalente al XIII secolo un Decretales, del convento di Santa Corona. Presenta una fitta scrittura con figure fitomorfe ed antropomorfe. Qui è difficile individuare la glossa, ovvero il commento che spesso veniva inglobato da copista al testo stesso.
I commenti si trovano su un altro prezioso Libro d’ore. Il piccolo libretto è vergato in scrittura gotica francese e presenta bellissime iniziali fitomorfe che come edera si espande sulla pagina. L’Horae, risalente alla seconda metà del XV secolo, apparteneva a Vincenzo Bonomo da Montebello.
Non solo nobiltà ma le importantissime corporazioni che regolavano la vita cittadina, quella più animata del commercio! In mostra è esposta la regola della fraglia degli osti, che presenta una bella legatura. Risale al 1787 è realizzata in tessuto, in particolare seta con una bella decorazione realizzata a ricamo. Composta da due piatti, in uno comunque troviamo un dettaglio della famiglia Trento, che evidentemente aveva un ruolo di spicco all’interno della corporazione. Il protettore è San Cristoforo rappresentato anch’esso su uno dei piatti.
Nella collezione della Biblioteca anche diari, come quello della nobildonna vicentina Ottavia Negri Velo, che stila una vera e propria Cronaca vicentina. Il periodo comprende più di un decennio dal 1801 al 1814, triste destino invece per l’autrice, che quasi stremata dalla sua impresa letteraria, muore sei giorni dopo. In mostra il secondo volume e in particolare la pagina in cui è raccontata brevemente la sommossa antifrancese che esplose dopo l’imposizione fiscale sul macinato! Insomma anche adesso scattiamo subito in rivolte!
Un altro importante diario è quello composto da un esploratore cittadino. Filippo Pigafetta in un volume composto tra il 1576 – 77 realizza un resoconto sul Viaggi da Creta in Egitto ed al Sinai. Insomma non ci fermava per difficoltà di mezzi di trasporto evidentemente!
L’ultima preziosa teca contiene invece manoscritti che sono vergati in lingua straniera. Dall’ebraico all’olandese! Francese e tedesco.
Singolare è l’opera di Pieter Nuyts Lof des elephants, datato tra il 1634 e il 1650. L’autore scrive quindi una lode al pachiderma e grande mammifero! Con tanto di disegno a mina.
Concludo con un manoscritto magico, vergato in tedesco. Istruzioni di alchimia, datata al XVI secolo. L’arte magica con scrittura in volgare ma anche importante la presenza di termini latini. Inoltre la coperta è realizzata con un foglio di un codice del Quattrocento. Insomma se volete scoprire quest’arte fate un buon ripasso delle lingue!
Nell’attesa di poter vederli di nuovo dal vivo, è possibile consultare intanto la pagina di Nuova Biblioteca Manoscritta, per vederli comodamente da casa e farvi trasportare in un modo magico fatto di testo e immagine! Intanto ne trovate 13 di manoscritti di altre biblioteche del Veneto, ma presto potrete sfogliare un catalogo ancora più ricco.